I 2 AUTOGOL DEL PD

inserita il 07/07/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO

Forse stuzzicati da Di Pietro che deve recuperare i punti perduti in questo suo momento favorevole, il PD in questi giorni ha segnato 2 autogol clamorosi.

Bel lontani dal dimostrarsi quella forza riformista, in grado di avere una visione meno politicizzata della cosa pubblica, il Partito Democratico è scivolato in alcuni lapsus politicanti che difficilmente verranno dimenticati dagli elettori: l'abolizione delle province e il referendum sull'abolizione della legge elettorale.

Sull'abolizione delle province, la proposta presentata da IDV alla camera non è passata proprio a causa dell'astenzione del PD: 225 i voti contrari (Lega e PdL), 83 quelli a favore (IDV e terzo polo), 240 gli astenuti (PD).
La matematica non è un'opinione e se il PD avesse votato a favore la proposta sarebbe passata con 225 contrari e 323 a favore.

Sarebbe così passata una delle più consistenti e, finalmente, concrete riforme statali degli ultimi decenni: abolire le province, risparmiare 3-4 miliardi l'anno e redistribuire il carico delle competenze alle Regioni ed ai comuni.
Per non parlare dell'effetto benefico che questa iniziativa avrebbe avuto sia sull'opinione pubblica, sia in termini di riscontro elettorale per tutta la sinistra con il PD in prima fila a raccogliere tutte quelle mele, ormai troppo mature, soprattutto della Lega, che di fronte a questo ennesimo voltafaccia di Bossi ed i suoi, avrebbero iniziato a cadere dall'albero per finire nel cestino del PD, dell'IDV, di FL e UDC.

Ma la mentalità politichese-politicante è difficile da mandare via e si è preferito l'uovo subito (mantenere poltrone e sotto-poltrone) piuttosto che la gallina domani.

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L'altro autogol riguarda il referendum sulla legge elettorale.
Tra 2 anni (se il governo non cade prima) si va a votare per le nazionali e con ancora in vigore il famoso "porcellum".
Questa legge elettorale permette a 5 persone (i 5 segretari dei 5 partiti esistenti) di poter nominare i 1000 parlamentari italiani che, così facendo, non hanno più un obbligo verso i propri elettori, ma verso gli stessi segretari che li hanno nominati oppure (come nel caso di Scilipoti) di quelli che gli promettono la ri-nomina

Il loro futuro politico quindi non dipende più, come una volta, dal collegio che lo ha eletto (e quindi dai cittadini).
Stessi cittandi che potevano sbattergli la porta in faccia se non portava i risultati nel territorio.

No! Essendo nominati dal segretario del partito, questi devono fedeltà al segretario e quindi, esimi esponenti, per esempio, di Trapani, si ritrovano a votare per l'abrogazione delle quote latte e si fanno chiudere l'aeroporto da sotto il naso senza per questo rischiare nulla visto che i cittadini non possono più scegliere la persona, ma solo il simbolo.

Ebbene, alcuni esponenti del PD, sull'onda di questa movimentazione popolare e questa palese voglia di cambio di registro da parte dei cittadini, ha organizzato una raccolta di firme per un referendum che abroghi alcuni pezzi del porcellum obbligando, di fatto, il parlamento a rimettere mano coattivamente alla legge elettorale.
E questo è uno degli ultimi treni visto che, fra iter parlamentari, ferie e burocrazia varia, le elezioni sono alle porte.

E Bersani? Bersani ci informa che "Il Pd non fa referendum, può appoggiarli, sostenerli… Ma ci sono cose che toccano alla società civile e cose che toccano ai partiti"

Come dire: i partiti non fanno più parte della società civile.

 

 

 

© 2010 Luca Sciacchitano
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