RIFORMA DEI CONTRATTI LAVORATIVI

news inserita il 12/04/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO

Finalmente qualcuno ha iniziato a parlare dei problemi del paese!

Ieri Fini, in visita nella provincia di Trapani, ha ventilato l'ipotesi di una riforma dei contratti lavorativi nazionali.

La sua proposta (anche se si tratta solo di un'abbozzo) prevederebbe l'annullamento di quasi tutte le tipologie di contratti atipici e l'introduzione di un contratto a tempo indeterminato con possibilità di licenziare.

In serata, in seguito alle solite polemiche, il portavoce di Fini ha chiarito che si riferiva solo ai contratti per i giovani.

Io lo sostengo ormai da diverso tempo che è ora di fare tabula rasa di tutti i contratti nazionali e di tirar fuori, non dico 1 solo contratto unico, ma 2-3 massimo.

Questo perchè entrambe le tipologie di contratti risentono troppo del peso delle parti contrattuali nel periodo in cui i contratti furono fatti.

Cioè, i contratti a tempo indeterminato sono troppo sbilanciati a favore del lavoratore e non tutelano le imprese.
I contratti atipici sono troppo sbilanciati verso le imprese e non tutelano affatto i lavoratori.

Ecco che bisognerebbe sedersi attorno ad un tavolo, con spirito costituente e governo (sic.), imprese e sindacati dovrebbero trovare una formula unica che abbia vantaggi e svantaggi per tutti.

Per esempio la possibilità di poter licenziare è una necessità dell'azienda.
Sia perchè il lavoro può calare improvvisamente e senza preavviso, sia perchè può non esserci "feeling" fra il lavoratore ed il proprietario dell'azienda, sia perchè l'azienda acquista macchinari che possono rendere inutile l'apporto lavorativo del dipendente.
L'azienda, proprietaria del capitale, deve poter disporre liberamente e poter scegliere le proprie strategie.

Di contro, i lavoratori non possono essere abbandonati in mezzo alla strada con una misera buonuscita di qualche mese di stipendio.
Anche li ci vogliono paracaduti forti che tutelino il lavoratore per almeno un anno dal licenziamento.

Per esempio, una buonuscita che preveda 15 mensilità in caso di licenziamento è un buon salvagente per il lavoratore licenziato. Stiamo parlando di cifre che, per un operaio generico, si aggirano attorno ai 20.000-25.000 euro tutte in un''unica soluzione.

Con quei soldi il lavoratore potrebbe perfino decidere di aprire una micro impresa per conto suo.

Fermo restando un periodo di apprendistato unico (non rinnovabile) congruo (1-2 anni) all'interno del quale ci siano agevolazioni fiscali come incentivo all'ngresso nel mondo del lavoro.

Ed inoltre agevolare ulteriormente (oppure punire) tutti i datori di lavoro che tendono a servirsi ripetutamente di questi contratti di apprendistato senza poi convertirli mai in in contratti a tempo indeterminato.

Per esempio aumentando l'imposizione fiscale sul costo del lavoro dei lavoratori in prova se non si è assunto il precedente lavoratore o gli ultimi 2 lavoratori in prova.

Comunque sono idee che vanno discusse da esperti con lo spirito di creare una nuova piattaforma lavorativa nazionale perchè ormai è chiaro che quella vigente non è più in grado di garantire il "buon lavoro" richiesto perfino dall'articolo 1 della nostra costituzione.

Attualmente, soprattutto per i giovani, la situazione è molto più tragica di quanto vogliano fare capire coloro che dicono che la proposta non è fattibile.

I contratti atipici sono una piaga lavorativa moderna.
Ma i contratti atipici sono il frutto bacato dei contratti a tempo indeterminato che hanno portato le imprese ad usare massicciamente gli atipici perchè (soprattutto sotto periodo di crisi) i contratti a tempo indeterminato sono un suicidio aziendale.

Similmente, andrebbe riformata anche la pubblica amministrazione basando l'impiego e l'eventuale licenziamento sul merito e/o sugli obiettivi, per avere una pubblica amministrazione più efficiente.

Laddove, al fissare degli obiettivi annuali concreti e fattibli, al mancato raggiungimento degli stessi il lavoratore verrebbe licenziato o declassato.

Ovvamente, questi obiettivi, se dimostrati irrealizzabili (e quindi frutto di cattiva pianificazione) dovrebbero portare alla rimozione (o declassamento) del dirigente invece che del lavoratore.

Infine, io insisto sempre per un patto generazionale come quello da me prospettato in un altro mio articolo.
Ovvero tutti gli over 55 vanno in pensione ed i milioni di posti di lavoro liberati vengono occupati dai giovani disoccupati.

Questo potrebbe essere un modo per dare impulso all'economia e combattere la crisi con i bisogni dei giovani.

 

 

 

© 2010 Luca Sciacchitano
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