INTERVENTO DEL SENATORE D'ALI OGGI AL SENATO.

news inserita il 23/03/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO

D'ALI' (PdL). Signora Presidente, onorevole Ministro, sono Antonio D'Alì: credo di essere quel senatore cui lei si è rivolto e che invece ha chiamato senatore D'Alia, al quale certamente mi legano profondi rapporti di amicizia e di stima, ma ritengo che nella fattispecie vi sia stata una certa confusione. (Applausi dai Gruppi PD e UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-VN-MRE e del senatore Casoli).

Intervengo per una questione certamente di dettaglio, non di alto e nobile profilo di politica internazionale, ma di concreto dramma del territorio.

Il Governo italiano ha messo a disposizione dell'operazione ONU l'utilizzo di una delle sette basi; peraltro, non si capisce perché solo una su sette e non anche le altre sei. Pertanto, si è concentrato l'utilizzo sulla base di Trapani Birgi e si è disposta l'immediata chiusura del terzo scalo della Sicilia che veicola circa 2 milioni di passeggeri: ho il dettaglio con i dati ENAC e quindi non sono in errore nell'affermare che nel 2010 sono stati 1,689 milioni e nel budget 2011, del quale peraltro i primi mesi hanno già segnato un incremento di oltre il 20 per cento, si prevedeva (adesso non più) di arrivare a 1,85 milioni.

Rinvio per i dettagli a tutto ciò che potevo dire oggi nel corso del dibattito su una delle mozioni da me presentate e che immagino la Presidenza, e penso anche il Governo, abbiano ritenuto che, essendo questione de minimis, non dovesse essere trattata in questo contesto; sarà quindi trattata in un contesto successivo momento, ahimè, con un drammatico ritardo rispetto all'esigenza che quella mozione contiene.

Nel rinviare quindi al dettaglio di quella mozione per i particolari della vicenda, volevo semplicemente evidenziare che il Governo italiano ha interesse a ridurre al minimo le conseguenze negative in danno di singole porzioni del territorio nazionale causate da attività collegate a operazioni militari. Volevo segnalarle che questo così non è per la Provincia di Trapani, che con i suoi due milioni di passeggeri veicolati dall'aeroporto di Trapani Birgi ha segnato un 53 per cento in più di presenze straniere, unica Provincia in controtendenza in Italia nell'afflusso turistico, e ha avuto la possibilità di mettere in piedi occupazione per 250 persone che lavoravano fino all'altro ieri in quella base.

Non si comprende perché, su sette basi messe a disposizione dal Governo italiano, oggi Trapani sia descritta come uno scenario di guerra su tutte le televisioni italiane. Credo che questa sia una questione importante non solamente dal punto di vista del dettaglio, cui certamente lei potrà riferirsi: perché l'Italia ha la necessità di concentrare su una sola base la stragrande maggioranza delle sue attività? Forse perché le altre basi non sono in grado di attivarsi, e quindi c'è bisogno di sopperire? Questo è molto preoccupante sul panorama strategico nazionale. Noi siamo in questo momento vittime, anche dal punto di vista mediatico, di una rappresentazione che ci fa apparire quasi in zona di guerra, e questo non può essere per il territorio trapanese e non può essere per il territorio siciliano. Bisogna differenziare le presenze, perché si dia la sensazione di un equilibrato riparto dello sforzo e quindi anche del supporto.

E come mai mi giunge notizia che, in queste ore, truppe di terra inglesi stiano occupando il sedime aeroportuale con tende e con apprestamenti che sono il segno evidente di una possibile operazione anche terrestre? Non so se di questo lei è al corrente; certamente non sono stati messi al corrente della chiusura dell'aeroporto civile di Birgi, per loro stessa ammissione, il Presidente del Consiglio, il Ministro dei trasporti, i ministri siciliani Alfano e Prestigiacomo, che sono prontamente intervenuti ma, ahimè, in questo momento senza esito.

Il protrarsi di soli pochi giorni di quella chiusura creerà alla Sicilia un danno superiore alla chiusura di Termini Imerese, perché non è un problema di concentrazione dell'occupazione, ma di diffusione dell'occupazione, che noi abbiamo costruito con anni di durissimo lavoro, con risorse, cari colleghi della Lega, tutte del territorio, che hanno portato ad una esplosione dell'aspetto turistico. Il nostro petrolio lo avevamo e lo abbiamo a casa e non è quello che bisogna andare a conquistarsi con i carri armati.

 

 

 

© 2010 Luca Sciacchitano
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