LE AZIENDE SBAGLIANO A TRASFERIRISI IN CINA?

news inserita il 18/01/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO

Le persone che seguono ancora una delle correnti politiche del secolo scorso (la sinistra) spesso criticano l'abitudine delle aziende a trasferirsi nei paesi emergenti per impiantare fabbriche li.

La punta dell'iceberg, in questi giorni, è stato Marchionne.

Di seguito elencherò alcuni dei dettagli del caso specifico di Fiat/Marchionne accantonandoli subito dopo in quanto, per l'appunto, specifici di un caso ma non rappresentativi del "fenomeno" delocativo delle aziende.

- La Fiat ha preso soldi pubblici per decenni, ma contemporaneamente ha dato posti di lavoro per decenni agli italiani di tutte le regioni
- Marchionne ricatta i lavoratori che se voteranno "NO" delocalizzerà
- Marchionne guadagna quanto 1000 dei suoi operai
- Marchionne è incapace di far produrre alla FIAT auto innovative e si fossilizza sulla solita produzione, del solito motore a scoppio, con i soliti 4 tempi, con il solito combustibile, con la solita meccanica.

Ci saranno sicuramente tantissimi altri motivi per avercela con Marchionne, ma il caso specifico interessa poco.

La domanda è una ed una soltanto: le aziende fanno bene o fanno male a delocalizzare nei paesi emergenti?

A pelle, molti diranno che fanno male, ma le cose stanno davvero così?
Noi che faremmo al posto di Marchionne?

Innanzitutto analizziamo il costo di un operaio in vari paesi.

In Italia, un lavoratore che percepisce 1200 euro al mese, costa all'azienda circa 2000 euro al mese.

In Romania costa 335 euro al mese e, se non ricordo male, la Romania detassa perfino le imprese che aprono ed assumono.

Quindi 400/500 euro è il salario mensile in Romania contro i 2000 euro Italiani.

Anche detassando tutto e facendo sì che l'azienda pagasse solo lo stipendio netto al lavoratore (1200 euro) costerebbe sempre il doppio.

Ora faccio una domanda: sullo scaffale del negozio vedete 2 televisori LCD.
Tutti e 2 uguali ma di marche diverse, ma uno è in vendita a 2000 euro e l'altro è in vendita a 500 euro.
Voi quale comprate?

La domanda è ovviamente retorica e nessuno si è mai sognato di pensare che comprando quello da 500 euro, facevano fallire l'azienda che produceva quello da 2000 euro.
E gli stessi lavoratori FIAT, gli stessi italiani che ora si lamentano e si battono il petto, comprano da decenni i prodotti sulla base del prezzo costringendo tutti i produttori (anche Marchionne con il suo stipendio multimilionario) a dover fare i conti con il mercato dei "low cost".

E allora, se tu sei un'azienda il cui scopo è quello di operare in economicità, è giusto o è sbagliato spostarti in posti dove spendi 4 volte meno?

Dal punto di vista finanziario ed economico, non solo è giusto, ma è anche un obbligo per l'azienda.

Dal punto di vista sociale invece è un dramma.
Ma l'azienda non deve occuparsi del sociale: è lo Stato che deve occuparsi del sociale e dare uno scopo alle imprese all'interno del proprio territorio.

E quindi agire con le leve fiscali affinchè tale scopo (per esempio la diffusione di stipendi e quindi di benessere economico ai cittadini) venga ottemperato.

Ma questo è un altro discorso ed oggi volevo solo chiarirmi le idee sul fatto che, a conti fatti e con le regole attualmente in ballo, le aziende fanno quello che è logico fare.
Inoltre, se le regole non cambiano non ha neanche più senso parlare di industria manifatturiera nei paesi industrializzati in quanto sono imprese destinate, dal mercato, al fallimento o alla delocalizzazione.

A questo punto si deve ripensare il concetto di industria, di libero mercato e di tipicità.

Ma questa è un'altra storia...

 

 

 

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